Mentre il Lazio, completamente inebedito, si arrovella nell’enorme problema dei medici che nella stragrande maggioranza si rifiutano di interrompere le gravidanze indesiderate, per fortuna trionfa “Fuocoammare” il film documentario di Rosi lanciato verso l’Oscar e che potrà eternare, oltre il volto mortale del Mediterraneo, anche l’ineguagliabile accoglienza degli italiani mai soccorsi dalle leggi dello Stato e mai aiutati dall’Europa nell’affrontare un esodo epocale. In Ciociaria, qualche contadino carica sul carro il cibo per gli animali lasciati senza soccorso nell’Amatriciano.

L’Italia è ferma. Siamo i soli ancora infossati nella crisi. Il nostro è il paese che non cresce quando tutti, proprio tutti, in Europa lo fanno. Apprendiamo dal commissario Vasco Errani che la ricostruzione nelle zone terremotate non è mai partita e che, praticamente, se si toglie la grande abnegazione, al limite dell’immolazione, dei soccorritori e la spinta solidale della cittadinanza che ha inviato ogni bene per soccorrere i terremotati, è accaduto niente altro.  E’ evidente che il nostro Stato non sia in grado di affrontare quella crisi nonostante le rincuoranti dichiarazioni dei primi giorni e le continue visite tra le macerie. Dall’Europa, abbiamo appreso dopo la visita del Presidente del Parlamento Europeo, Antonio Tajani, potranno arrivare due dei trenta miliardi che servono per riportare il centro Italia alla sua normalità e non ci vuole una sfera di cristallo per capire che tutto il resto dei quattrini non ci saranno mai. Non in quest’era. E allora mi commuovo quando vedo la resistenza dell’Italia che invece non si ferma, quella dei cittadini che fanno quel che possono e spesso anche quello che non possono. Dalla Valcomino e ora dall’Amaseno, due delle principali zone agrarie della provincia di Frosinone, sono partiti mezzi carichi di fieno per soccorrere gli allevatori che vedono le loro bestie morire nella più totale impotenza, loro e dei governi. Perché non solo le opere immani, le ricostruzioni delle città, non sono garantite dall’Italia e dall’Europa ai loro cittadini colpiti dalle calamità, ma neanche l’emergenza di salvare il bestiame è possibile affrontare, dove questo è l’unica fonte di reddito rimasta. Per fortuna c’è un’Italia che non si ferma.