Il consigliere comunale ed esponente del Pd, Fabrizio Cristifari, ha immediatamente risposto al rilancio del segretario provinciale dei socialisti, Vincenzo Iacovissi, sulla necessità di progredire nel processo di formazione della città intercomunale con dentro Frosinone. Lo hanno fatto perché la faccenda dei rifiuti che bruciano e poi dei rifiuti che viaggiano verso la Ciociaria da Roma sono un altro argomento molto forte per il progetto di superare il nanismo di Frosinone. Che si chiami Grande Frosinone, come diceva Cristofari, Città Intercomunale, Grande Capoluogo, Grande Frusinate e chi più ne ha più ne metta, non è importante. L’importante è che si faccia. Sono decenni che se ne parla, addirittura un giovanissimo Ottaviani alle prime armi da consigliere comunale vaticinò di una Lepinia da realizzare al più presto. A mettere molto seriamente nero su bianco, a commissionare un progetto e a coinvolgere con convegni e riunioni tutti gli stakeholders per realizzare la città da 150.000 abitanti che tutti convengano sia ormai indispensabile, ci ha pensato Unindustria Frosinone e, precisamente, il suo presidente Giovanni Turriziani che della bontà del progetto è convintissimo. Anche i sindaci delle città in questione si sono detti favorevoli (tranne due, Ceccano e Patrica e con motivazioni non convincenti) ma solo una ha già proceduto al passaggio in Consiglio Comunale (Supino) e un’altra ha dichiarato di volerlo fare senza mezzi termini (Alatri) le altre, compreso il capoluogo, fingono di dimenticarsene continuamente. Preferiscono continuare a credere che ci possa essere una qualche forma di sviluppo, che si possa continuare a fare a meno di una mole enorme di finanziamenti europei, che si possa continuare a vivacchiare in sintesi, anziché guardare in faccia alla realtà: Frosinone è troppo piccola, sia in estensione sia in popolazione ed è invisibile all’Europa. Inoltre continuerà a perdere qualsiasi confronto con gli altri territori, specialmente quelli con Latina, come è già accaduto per sedi di importanti enti e uffici. Andrà sempre peggio se non si pone rimedio al problema. Tutti lo sanno ma si voltano dall’altra parte. Lo fanno perché hanno paura di perdere una cosa più cha altro; autonomia per gli appaltucci, questioncelle da campanile, robe provincialissime che certamente non merita neanche di essere enumerata. Cristofari e i Iacovissi ora dicono: facciamo un’associazione che lavori a questo progetto, basta con le chiacchiere, è ora di passare ai fatti. Ebbene come sanno perfettamente il progetto c’è e aspetta solo di essere perfezionato e approvato. Gli industriali lo hanno messo a disposizione. Mancano i fatti.