Il nome di Maurizio Federico è presente molte volte sulle copertine dei libri in fila nella mia libreria. Maurizio  è presente ripetutamente  in una chat sul mio telefonino. L’ho visto l’ultima volta qualche settimana fa nel palazzo della Provincia. L’occasione  era la presentazione di un libro. Al bar parlammo, tra l’altro,  di quanto mi faceva piacere ricevere le pillole dei suoi scritti che regolarmente mi girava.  Stimo molto il suo mestiere di studioso, di topo di libreria, di ricercatore e “restauratore” (nel senso di restauro, non di restaurazione) di brandelli di storia. Federico ha donato ai ciociari, ai frusinati in particolare, un bel pezzo della loro identità, parti salienti del racconto della vita dei loro ascendenti, della realtà in cui vissero, dell’atmosfera che respirarono. Un patrimonio inestimabile di informazioni che, senza di lui, sarebbero rimaste per sempre sepolte.

Maurizio Federico, va sottolineato, è anche un sacco di altre cose. Un giornalista e, soprattutto, un politico. Un comunista rimasto tale, comunque, sempre. Era candidato alle prossime Parlamentari nella lista del PCI. Apprezzo molto la sua coerenza. Ha un prezzo alto che ha saldato senza pentimenti.