La campagna delle Terre del Sud che lo Zar Nicola ha intrapreso per conquistare un seggiolo nel Gran Consiglio Italico si è conclusa con la vittoria.

Lo Zar, come Carlo Magno, si è inginocchiato nell’Abbazia sul Monte per accogliere sul regal capo l’investitura ad On. Egli ha spento le ambizioni degli avversari di ogni ordine e grado e riaffermato intatta la potenza di quando era a capo dell’Impero. Qualità che ha sempre giustificato quella naturale, doverosa e arcinota arietta di superiorità.

Ovviamente nella capitale dell’Impero, nelle sale del nuovo Palazzo d’Inferno ove ora regna il già M, assurto al trono col nome di Riccardo Munazio Planco detto il Domatore, si stanno preparando i festeggiamenti. Non tutto però è letizia.

Non è ancora chiaro se, come per i generali Romani di ritorno dalle campagne di guerra, lo ZarOn dovrà lasciare le truppe fuori dalle mura dell’Impero, magari al comando del fido Maresciallo Imperiale Amata, oppure se per lo ZarOn, ritenuto al di sopra di ogni sospetto e di qualsiasi tentazione golpista, si potrà fare un’eccezione.

Pare che Riccardo Munazio, detto il Domatore, abbia riunito i dignitari, Il Gran Ciambellano Scaccia in testa, proprio per affrontare questo spinoso punto e se, nel caso venisse adottato il provvedimento in uso dei Padri nella Città Eterna, questo fosse valido anche per gli altri condottieri vincitori. Il riferimento non potrebbe che essere al Sen confirmed Ruspa Maximus della Contea confinante, che forse qualche tendenza espansionista comincia a covarla, non tanto per sé o per i suoi sudditi ma per la brama dei suoi più immediati sottoposti.

Dunque una fase gloriosa e al contempo agitata da lotte intestine, quelle che sempre accompagnano le fasi del potere da gestire (nel migliore dei casi dividere) si appresserebbe all’Impero.

L’alba, se Giove Pluvio l’avesse concesso, avrebbe visto Munazio ritto sulla panoramicissima terrazza del Munari. Assorto nelle elucubrazioni di giubilo ma con occhio attento ai probabili sbuffi di zoccoli, di truppe non più assiepate ma in tumulto, attraverso la Valle dei Soffioni Puteolenti. Oppure truppe di ritorno, al ritmo serrato dei tenenti dello ZarOn. Atteso per le imminenti, non rinviabili, strategie. Che già una nuova  campagna, stavolta per la contesa di Palazzo Jacobucci, s’appressa.