Si è riparlato dei vini “Sindici” a Ceccano la scorsa settimana, grazie a un’iniziativa voluta dal Comune, per opera del cultore di storia locale, l’avv. Stefano Gizzi e la volontà del sindaco Roberto Caligiore.

L’etichetta del “Sindici”

Fa piacere perché in effetti la produzione enoica della ricca famiglia ceccanese che si fece costruire il ben noto castelletto neogotico, progettato da Sacconi, all’ingresso della cittadina ciociara, fu la prima che dalla Ciociaria travalicò i confini locali per giungere, nel ’35, addirittura nella rappresentanza dei vini italiani all’Expo Mondiale di Bruxelles.

Riscoperta e rigenerata l’etichetta del “Sindici”, rinverdita la figura di Stanislao, l’auspicio è ora che si proceda in qualche modo a una vera produzione di vini della zona, magari che giungano a replicare i fasti del passato e arricchire la compagine davvero eccellente delle produzioni della provincia di Frosinone.

Fa piacere ulteriormente la rievocazione del “Sindici” perché dà modo di rinverdire una storia che probabilmente, nel tempo, si è persa. A quel vino infatti è legata a doppia mandata la storia dell’altro ramo della celeberrima famiglia dei Bragaglia, quella dei geniali Anton Giulio, Carlo Ludovico, Arturo e Alberto. Il loro cugino, Paolo Bragaglia, fu per decenni l’amministratore delle tenute agricole dei Sindici a Ceccano e prima di lui suo padre, Filippo Bragaglia, zio di Anton Giulio e Fratelli, fu il fattore delle tenute agricole Sindici per le quali, in particolare, si occupava di sovrintendere alla produzione del famoso vino.

Testimone della lunga e bellissima storia che lega i Bragaglia ai Sindici è la loro nipote, Federica Bragaglia, nipote di Anton Giulio ecc., famosa soprano della quale Paolo e Filippo sono stati rispettivamente nonno e bisnonno.

Viva Castel Sindici e viva le sue botti in ceramica delle quali, purtroppo, finora ho solo sentito parlare.