M sugli scudi. L’incessante, sferzante e per certi versi impattante capo dell’Impero ebbe in quei giorni momenti interessanti e almeno un attimo di gloria.

Incurante dell’impopolarità di certe scelte e apprezzato per il suo decisionismo nonché criticato dai detrattori, ogni tanto pareva volersi prendere sottili soddisfazioni ai loro danni.

Colse al volo l’occasione dell’attualità. In un impero del nord, un suo collega sovrano aveva imposto un limite alla velocità particolarmente rigido: non più di 30 passi al minuto! Quel provvedimento appariva come una costrizione alla lentezza e i nemici di quel sovrano avevano scalmanato il popolo, aizzandolo alla rivolta. M, che alle volte pensava maligno, volle tirare uno scherzaccio ai suoi avversari. Prese la palla in balzo e dichiarò “lentezza sia anche nel mio Impero. In alcune zone, questa, questa e questa, non si potrà procedere oltre i 30 passi al minuto. Che lumacaggine dilaghi!”.

Apriti cielo, subito i detrattori s’infuocarono e gridarono allo scandalo tentando d’infervorare i sudditi. Questi, almeno agli inizi, cedettero alla smania di ribellione ma… ben presto si accorsero che nelle zone (questa, questa e questa) che M aveva interdetto alla velocità, il limite dei 30 passi c’era già da una quindicina d’anni e lo aveva imposto un antico sovrano, tal M.Mrini. Ed M rise alle spalle dei nemici. Pare che la risata echeggiasse nei meandri del Palazzo d’Inferno per giorni e che ancora oggi, nelle notti di luna piena, ancora risuoni.

Proprio in quelle ore, a sorpresa, M decise di unirsi ai rappresentanti del popolo, i tribuni della gleba che manifestavano sotto il Palazzo d’Inferno contro i soprusi, recando le insegne rosse. “Sire, perché lo fate?” chiedevano ansiosi i consiglieri, temendo il pericolo dell’avvicinarsi troppo al popolo senza la protezione delle milizie e la sconvenienza di mischiarsi al volgo. “Perché sono d’accordo con loro” rispose M spiazzandoli. E gli scrivani eternarono il momento negli Annali.