Il popolo mormorava, era diviso. La pestilenza, benché fino ad allora si fosse rivelata clemente con l’Impero, aveva comunque turbato l’animo di molti e continuava a farlo poiché il pericolo era ancora palpabile e i cerusici non rassicuravano punto. Lo Zar che di popolo s’intendeva eccome, sempre intento ad elucubrare spinte sulle quali basare il consenso al quale teneva moltissimo, si era convinto che il progresso, malgrado in tanti della corte lo sconsigliassero (temendo di perdere quel po’ di privilegio che la sorte aveva loro donato), era il miglior percorso da seguire. Egli aveva sempre avuto nella mente per l’Impero una grandeur che quella parigina gli spicciava casa. Così, proprio quando vedeva gli entusiasmi della plebe spegnarsi, seppur lentamente, per il suo favore tirò fuori l’asso nella manica che da tempo aveva preparato. Forte di appartenenze agli stessi ordini cavallereschi, seppur la vita aveva poi divaricato le strade, lo Zar Nicola aveva stretto un patto di ferro, vergato con inchiostro di Torrice (notoriamente indelebile), con il comandante di tutte le Frecce. Questi d’origini nobilissime e nativo di un castello non distante, aveva accolto con favore l’idea di sviluppare una grande stazione proprio nei possedimenti dello Zar. Un tale prodigio che avrebbe proiettato in men che non si dica l’Impero verso un  fulgido futuro! Così almeno si sussurrava nei meandri del Palazzo d’Inferno e non pochi della corte, non potendo avvicinare lo Zar in persona, andavano chiedendo lumi a M.  Questi, in genere, era informato perfettamente e annuiva, ad ogni richiesta, con sussiego. Ed ecco cosa accadde: ai banditori venne pagato doppio turno per portare sin nelle propaggini più lontane la notizia. Questo andavano dicendo: “Popolo dell’Impero, Sua Maestà lo Zar Nicola in persona farà a tutti voi l’onore di presiedere alla cerimonia di inaugurazione del viaggio velocissimo che, dalla stazione di posta dell’Impero, prenderà il via nel giorno 14 del mese di Giugno dell’anno del signore ecc.ecc. Il popolo tornò a sorridere e ad amarlo come un tempo. Ma in certe sordide conventicole della corte, sempre farcite di personalità ambigue e falsi sostenitori del regnante, mal si digeriva questo nuovo protagonismo dello Zar… (segue)