Duemiladiciannove, consuntivo di un decennio difficilissimo. E’ stato quello della crisi internazionale, della scia infinita nazionale in cui la nostra provincia, per molto tempo, ha sofferto più degli altri soprattutto per il declino di uno dei settori trainanti: quello edilizio. Dieci anni  che, nonostante le enormi difficoltà, ci consegnano un territorio che ha saputo darsi una nuova classe dirigente capace di prendere in mano la situazione e tracciare una rotta. Cosa per niente scontata. Una delle prove (non certo l’unica) di tale vitalità, è per esempio la capacità di visione e di condivisione del presidente di Unindustria, Giovanni Turriziani, che ha messo a disposizione dei principali stakeholder territoriali la concretezza di un progetto di sviluppo: la prima vera traduzione progettuale di un’idea antica e quanto mai attuale: la città intercomunale.

Sarebbe però ingiusto, o per lo meno parziale, attribuire a una sola personalità la potenzialità di immaginare una crescita, soprattutto nel momento in cui si ragiona su un decennio. L’attuale classe dirigente imprenditoriale, quella nella quale si intravede la capacità di essere davvero tale, in possesso di una coscienza collettiva nell’azione dirigenziale, vede certamente ai suoi vertici dei giovani imprenditori quali Giovanni Turriziani o anche Genesio Rocca (ai vertici dell’azienda speciale della Camera di Commercio) ma non si possono distogliere dal novero, per esempio, Davide Papa, Miriam Diurni, Christian De Vellis, Danilo Zola, Michele e Giancarlo Mancini, Massimo Giorgilli, Manuela Mizzoni, Valerio Zoino e altri. Vale a dire un’intera classe di giovani imprenditori e dirigenti che hanno avuto la possibilità di operare ai massimi livelli della rappresentanza ben prima della generazione che li ha preceduti. Non solo, che hanno avuto la possibilità di crescere insieme e restare insieme anche nelle esperienze successive in una sorta di scuola dell’associazionismo e, probabilmente, in qualche caso, di vita. Molti di loro, per esempio, nella Camera di Commercio o anche in altri ambiti, ancora oggi.

Questo non è casuale: è il frutto, infatti, di un decennio nato sulla spinta del rinnovamento generazionale, quella inaugurata dall’epoca di Emma Marcegaglia salita nel 2008 alla guida di Confindustria (attenzione, una rivoluzione, era donna e aveva 43 anni). In provincia di Frosinone, una delle aree industriali più importanti, quella tendenza fece proseliti: dopo pochi mesi, nel 2009, arriva alla guida dell’Unione Industriale di Frosinone Marcello Pigliacelli, all’epoca 45enne. L’età media negli organismi dirigenti dell’associazione, durante il suo mandato, precipita: Pigliacelli lascia spazio a una squadra di trentenni; il confronto con il sindacato muta con la permeazione delle rappresentanze aziendali da parte di nuove organizzazioni: il nuovo presidente parla anche con l’Ugl! La Triplice probabilmente non gliel’ha mai perdonata, ma anche in quel campo inizia un nuovo corso. La proverbiale lontananza di Confindustria dal territorio si assottiglia e il dialogo si allarga anche ad altre frange della società. L’associazione degli industriali stessa cambia, nel Lazio nasce Unindustria (2011): ci sono dentro tutte le associazioni provinciali tranne Latina. Arriverà in un secondo momento. Il primo presidente è Regina, Pigliacelli è tra i principali sostenitori. Alla guida dei Giovani Imprenditori c’è, guarda un po’, Giovanni Turriziani che ha iniziato il suo percorso in questa fase di significativa trasformazione dell’associazione. Ancora un anno e Pigliacelli passa, trascorso il suo triennio, alla guida della Camera di Commercio. Anche qui inizierà il rinnovamento, con quegli stessi giovani imprenditori e l’interpretazione di un ruolo ben diverso da quello solito e noto. Dieci anni dopo sono una squadra nuova e matura. Un gruppo coeso dal quale è possibile aspettarsi strategie nuove ed efficaci di rilancio territoriale che è bene tenere in considerazione.