Il tutti a casa e subito al voto a settembre non mi ha meravigliato. Le grandi alleanze non sono amiche delle elezioni, le forze politiche hanno la tendenza ad evitare di farsi logorare all’infinito. Fa sorridere l’immagine della corsa a perdifiato dei candidati, costretti a disdire vacanze agostane e a litigare con mogli o mariti e eventuali amanti, a scalmanarsi sotto la canicola per raggranellare i voti e sedersi sul seggio infuocato dal solleone.

Detto ciò la situazione particolarmente delicata aveva fatto credere a molti che, questa volta, le cose sarebbero andate diversamente e che i partiti sarebbero stati convinti dall’interesse superiore del popolo, certamente più importante del proprio. Le cose, com’è evidente, sono andate diversamente e il commento più immediato e diffuso è deprimente per banalità: la nostra classe politica non ha lo spessore per andare oltre la brama di consenso. Troppo semplice, diciamo che per la fine di questo governo c’è un concorso di colpa.

Finita l’era della grande rappresentanza del territorio

Scendendo sul terreno che più ci interessa, cioè quello della provincia di Frosinone, va sottolineato che insieme a Draghi (che comunque governerà ancora tre mesi circa) il Presidente Mattarella ha mandato a casa istantaneamente la più nutrita compagine di parlamentari che questo territorio abbia vantato e che mai si potrà ripetere: oltre al sottosegretario pentastellato Ilaria Fontana, salutano i banchi di Montecitorio anche i due deputati Luca Frusone (ora con Di Maio) e Enrica Segneri, la deputata leghista Francesca Gerardi e anche l’altro eletto a Frosinone Francesco Zicchieri (ora arrivato in Italia Viva); il senatore di Fratelli d’Italia, Massimo Ruspandini e quello della Lega Gianfranco Rufa. Se vogliamo, aggiungiamo anche il ciociaro del Pd, non eletto nei nostri collegi, Claudio Mancini e l’on. Segretario regionale della Lega, Claudio Durigon, che fu candidato anche a Frosinone. Va inoltre sottolineato che questa volta i posti disponibili per i parlamentari sono assai di meno a causa della drastica riduzione del loro numero voluta da una delle più rumorose riforme prodotte da questa tribolata legislatura. Vero è che, nonostante ciò, alcuni (pochissimi) tra gli uscenti, hanno la possibilità di una conferma, pur non semplicissima e anche altri, con estrema probabilità, proveranno a cimentarsi nelle elezioni parlamentari.

Gli ipotetici candidati

Da tempo le Voci dal Palazzo narrano dell’ambizione del leader del Partito Democratico in provincia di Frosinone, Francesco De Angelis, di centrare l’unico obiettivo che manca al suo ricchissimo Cursus Honorum: il Parlamento. Recentemente ha accennato alla necessità che il Lazio meridionale (cioè le province di Frosinone e Latina) esprima una rappresentanza. Ovviamente non ha fatto riferimento a sé stesso ma in molti lo hanno pensato. Insomma le pettegole di Palazzo sussurrano che Frenc ci vorrebbe provare anche se la partita della candidatura è tutt’altro che semplice. Comunque sia Frenc, alla notizia dello scioglimento delle Camere, ha diramato una nota con la quale ha accusato il centrodestra di aver messo in difficoltà gli italiani per mero interesse di bottega. Ha bruciato tutti i suoi colleghi. E’ già in campo insomma.

Restando in campo Pd, visto che abbiamo citato, tra i ciociari, anche l’onorevole del Pd Claudio Mancini, per lui la ricandidatura in zona elezione è data invece per scontata.

Ci sono però anche altre voci dal Palazzo che riguardano il PD. E’ nota, per esempio, l’alzata di scudi del Cassinate contro le scelte della segreteria provinciale, con particolare riferimento alle candidature. Il sud potrebbe pretendere con una candidatura del territorio. I pettegoli fanno diversi nomi, tra gli altri e tirando un po’ a indovinare, anche dell’ex segretario provinciale del Partito Democratico, Simone Costanzo.

Un’altra personalità della quale le voci sussurrano, ovviamente senza alcuna conferma ma con motivazioni non inverosimili, è il presidente della Provincia di Frosinone, Antonio Pompeo. Il suo profilo infatti rispecchia le linee tracciate dal segretario del partito. E’ un sindaco molto esperto, è anche il presidente di UPI Lazio. Potrebbe provarci.

Sul fronte del centrodestra un nome che circola con insistenza tra gli spifferi di Palazzo è quello più ovvio dell’ex sindaco di Frosinone, Nicola Ottaviani. Lo Zar, più volte interrogato sull’argomento ha sempre risposto rigettando al mittente qualsiasi ipotesi. Tuttavia è impossibile escluderlo dal novero dei possibili candidati per la Lega, visto il prestigio che ha accumulato nel suo partito dove è tenuto in altissima considerazione dai massimi vertici e che il suo nome era in predicato per una candidatura alle scorse Europee. Candidatura che l’allora sindaco di Frosinone rifiutò.

Il senatore Massimo Ruspandini punta alla conferma tra i rappresentanti di Fratelli d’Italia. Le complesse dinamiche che portano alle candidature in collegi eleggibili recano sempre un’alta componente imponderabile. Tuttavia una bocciatura per lui non sembra prevista, risulterebbe punitiva e non se ne vede la ragione nonostante la riduzione drastica dei seggi.

Sempre restando nel campo del centrodestra viene in mente di pensare: cosa farà Mario Abbruzzese?. Il coordinatore regionale del partito di Toti si è espresso contro la scelta del centrodestra di defenestrare Draghi. Potrebbe tentare di rientrare in gioco tra le candidature della coalizione di centro che si sta formando. Avrebbe però delle contraddizioni di linea da risolvere in fretta.  Abbruzzese non ha mai reciso la simbiosi con il consigliere regionale della Lega, Pasquale Ciacciarelli, tra l’altro conserva un incarico in Regione da parte di quest’ultimo. Se volesse essere della partita non avrebbe davvero tempo da perdere a prendere delle decisioni trancianti.

Le dimissioni dei presidenti e la reazione a catena

Infine non c’è alcun dubbio che lo scioglimento delle Camere e il ricorso al voto anticipato con campagna elettorale in piena estate abbia repentinamente attivato dinamiche non prevedibili come pure abbia gettato alle ortiche progetti in itinere. Nella nostra provincia sono diversi coloro che si vedono infrangere quei progetti e che, in qualche caso, si vedranno travasati di botto in altri, oppure saranno drammaticamente destinati a desistere. Un discorso questo che investe tutti i livelli elettorali, naturalmente con priorità alle Regionali della prossima Primavera. Il voto in due date differenti tra Parlamento e Regione è un altro elemento che lascerà molti riflettere. Inoltre le dimissioni di Zingaretti che certamente sarà candidato alle Parlamentari avranno l’effetto di anticipare le elezioni regionali del Lazio previste per la primavera. Se si dimettesse prima delle elezioni, cioè ad agosto, le consultazioni regionali ci sarebbero in novembre! Comunque il reggente, sino alla scadenza, sarà il vice presidente Daniele Leodori. Uno dei maggiori pretendenti alla successione di Zingaretti che trarrà un evidente vantaggio rispetto agli altri contendenti. In potere e visibilità.

Restando nel campo delle pure ipotesi anche alla Provincia di Frosinone una eventuale candidatura di Pompeo comporterebbe la decadenza dalla sua carica a Palazzo Iacobucci già in agosto. In quanto sindaco, infatti, sarebbe obbligato a dimettersi e, di conseguenza, perderebbe anche la carica di Presidenza della Provincia. Anche qui, dunque, procedure anticipate poiché la scadenza per Pompeo sarebbe stata ad ottobre con probabili elezioni a gennaio.

Un altro elemento che andrà analizzato a fondo è l’incognita centristi. Ovviamente Renzi non si presenterà mai al voto con il suo solo partito Italia Viva ad altissimo rischio di estromissione da sottosoglia. Così massima attenzione ad Azione di Calenda e agli altri partiti da tempo in movimento per creare una nutrita coalizione centrista. Quei movimenti si sono ovviamente accelerati sia tra i partiti a tendenza centrodestra sia tra quelli più vicini alle posizioni progressiste.

Nel centrosinistra guarda alle nuove dinamiche centriste con grande (obbligato) interesse il Partito Democratico che ha visto naufragare drammaticamente il progetto Campo Largo con i grillini (cosa che, dichiaratamente, non mi aveva mai convinto) e ora alla disperata ricerca di altre possibilità di sintonia in Parlamento. Anche in questo campo, nella nostra provincia, ci potrebbero essere novità e colpi di scena.