Quel treno lo ha accarezzato sul muso, dolcemente. Lo ha coccolato facendo bene attenzione a non andare contropelo. Gli ha anche sussurrato qualcosa guardandolo fisso nei fari. Lo Zar ama i Frecciarossa, si vede, ne va pazzo!

E’ da capire. Il Frecciarossa che ferma e parte da Frosinone (e Cassino) è oggettivamente una grande conquista. Trattasi di un collegamento diretto col mondo e, viceversa, del riconoscimento dell’esistenza di questa terra da parte del resto del mondo (meglio sarebbe stato con il grande Capoluogo che i politici non hanno voluto fare, colpevolmente). La politica ha avuto il gran merito (non succede spesso) di saper cogliere l’occasione dell’ascesa al trono delle Ferrovie di Gianfranco Battisti, un fiuggino, dunque, un ciociaro e anche un cittadino del Lazio (purtroppo non si può dire “laziale” perché i tifosi della Lazio che si dovrebbero chiamare “lazisti” si sono appropriati abusivamente della parola). Senza Battisti, sia chiaro a tutti, non si sarebbe fatto niente. Tra i politici, va riconosciuto, ce ne sono stati alcuni che oggettivamente sono stati molto attivi sul fronte del collegamento veloce con la Capitale. Lo Zar, Nicola Ottaviani è tra questi uno dei più sfegatati. E’ vero che, negli anni, ha continuato, con maggiore insistenza, a tracciare il percorso che porta sino ad oggi. Un percorso che ora il sindaco di Frosinone descrive in un pieghevole in quattro tappe al grido dello slogan: “Nulla avviene per caso”.

LA VISIONE DI OTTO ANNI FA

Ottaviani, lo ricorda anche lui nel volantino, nel documento programmatico delle elezioni Comunali di otto anni fa aveva inserito, parlando delle esigenze dei pendolari, di aver contattato il gestore delle ferrovie per ottenere “4/5 corse dirette senza fermate intermedie, con i tempi di percorrenza verso e da Roma di 35/40 minuti. In tal modo i frusinati diventerebbero parte integrante dell’area metropolitana romana”.

Bene, ora, secondo il percorso tracciato negli anni da Ottaviani e descritto nel volantino il risultato sarebbe stato raggiunto. Mi permetto di dire, anche a Zingaretti che sulla faccenda ha grandi meriti: tanto davvero è stato fatto ma non ancora tutto!

NON SI PUO’ ANCORA MOLLARE

Il risultato raggiunto è enorme e non si può non riconoscere una parte sostanziosa del merito anche all’innegabile capacità di visione di Ottaviani. Ma se è stato raggiunto l’obiettivo di partire con il treno veloce da Frosinone per le mete anche più distanti va detto che il Frecciarossa non è un treno da pendolari. Il treno superveloce, infatti, ha un vizietto: dimezza i tempi di percorrenza ma raddoppia (e a volte triplica) i quattrini da cacciare. Non è, insomma, quel che si può chiamare, un treno da prendere tutti i giorni e figuriamoci se addirittura due volte al giorno.

Diciamo allora che gli enormi vantaggi dell’Alta Velocità, innegabili, che nessuno si sogna di voler sminuire, vanno incrementati con un pezzo di battaglia ancora. Al percorso, caro Zar, manca una quinta fase: quella che riguarda i pendolari con le corse da metropolitana leggera, di superficie, che avevi immaginato 8 anni fa. Un suggerimento: gli Etr 500 vanno in soffitta tra un po’ (ora ci sono i 1000). Uno per fare da navetta solo per Roma e ritorno forse si spunta! E chi può farlo se non l’uomo che sussurra alle Frecce?